Riserva Naturale
Isola di Lampedusa
Il territorio protetto è suddiviso in due distinte aree a diversa destinazione d’uso, in funzione delle caratteristiche ambientali e dei diversi obiettivi gestionali:
- la zona A di Riserva comprende i grandi valloni che incidono il territorio fino al mare (Vallone della Forbice, Dragutta, Tabaccara, Profondo, dell’Acqua, Terranova) ed i sovrastanti pianori, l’Isola dei Conigli, ed una piccola area, esterna alla fascia costiera, in cui ricade la stazione di Centaurea acaulis;
- la zona B di pre-riserva si estende lungo il confine nord dell’area protetta, ed è delimitata dalla strada di attraversamento dell’isola.
R. N. Isola di Lampedusa
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Riserva Lampedusa
Riserva Lampedusa
R.N. Isola di Lampedusa
Geologia e Paesaggio
Il patrimonio naturale di Lampedusa è profondamente influenzato dalle origini e dalla conformazione geologica dell’isola, che appartiene geologicamente alla piattaforma continentale africana. L’isola si presenta come un piatto tavolato roccioso, leggermente inclinato in direzione SE, privo di copertura vegetale e fortemente eroso dall’azione dei venti e dei dilavamenti, con un paesaggio interno paragonabile alle aree desertiche del Nord Africa. Questa uniformità è interrotta a meridione da alcuni profondi valloni idrografici che costituiscono le più importanti emergenze paesaggistiche dell’isola, sia dal punto di vista geomorfologico sia perché vi sopravvivono le più significative espressioni del patrimonio naturalistico dell’isola. Si tratta di incisioni lunghe da 400 m a 1.560 m, con un aspetto simile a quello degli “uadi” africani, che sboccano a mare formando splendide insenature sabbiose (le spiagge dell’isola dei Conigli, di Cala Pulcino e di Cala Galera) o suggestive valli sospese.
La costa settentrionale e parte di quella occidentale (nel tratto compreso tra Punta Ponente e l’Isola dei Conigli) si presenta con imponenti falesie stratificate che scendono a picco sul mare o con ripide scarpate, mentre a sud (a partire da Cala Galera) la costa si distende dolcemente verso il mare, articolandosi in baie, cale ed insenature con il caratteristico andamento a “rias”. Tutto il settore costiero della riserva riveste grande interesse geologico e paesaggistico, sia per gli intensi fenomeni erosivi che hanno modellato le falesie e determinato la formazione di piattaforme di marna, ingrottati, cunicoli, antri e cavità ipogee, che per le numerose e profonde rientranze che ospitano anche piccole spiagge sabbiose.
Flora e vegetazione
La Fauna
Il definitivo isolamento di Lampedusa si è realizzato dopo l’ultima glaciazione, com’è stato confermato dalla scoperta di vertebrati fossili di origine nord-africana che ha legittimato l’ipotesi di un passaggio faunistico, avvenuto circa 18.000 anni fa, tra l’isola e il continente africano. E’ proprio l’evidente impronta nordafricana che conferisce all’aspetto faunistico di Lampedusa un elevato interesse biogeografico. Dalla descrizione del naturalista P. Calcara, risalente al 1847, emerge che nell’isola vivevano i cinghiali, i gatti selvatici, le capre rinselvatichite, i cervi. Le foche monache (Monachus monachus) si radunavano di notte nelle spiagge e le gru sostavano regolarmente sull’isola. Oggi sono presenti, tra i Mammiferi, il coniglio selvatico, il topolino domestico, il ratto nero, il mustiolo. Grotte e cavità naturali ospitano i pipistrelli, tra cui assumono particolare rilievo il miniottero (Miniopterus schreibersi) e il vespertilio maggiore (Myiotis myotis). L’unico anfibio presente è il rospo smeraldino nordafricano (Bufo boulengeri). Di particolare rilievo sono i Rettili, tutti di provenienza nordafricana: i più comuni sono il geco ed il gongilo (Chalcides ocellatus), mentre la lucertola striata comune (Psammodromus algirus) è presente solo sull’isolotto dei Conigli, oggi unica stazione italiana di questo sauro; nel territorio protetto trovano rifugio anche il colubro dal cappuccio (Macroprotodon cucullatus), presente in Italia solo a Lampedusa, e il colubro lacertino (Malpolon monspessulanus insignitus), uno dei serpenti europei di maggiori dimensioni. Di difficile osservazione in natura è ormai la testuggine terrestre (Testudo hermanni hermanni), abbondantissima nel secolo scorso.
Foto: Matteo Di Nicola
Grandi sorprese riservano gli insetti, per la varietà di specie che testimoniano le affinità tra la fauna di Lampedusa e quella del Nord-Africa, e per la ricchezza di endemismi presenti, tra cui lo Iulode lampedusano (Julodis onopordi lampedusanus), un grosso coleottero dalla livrea quasi bronzea; Pamphagus hortolaniae, una grande cavalletta priva d’ali, comune da osservare nelle garighe assolate durante la primavera e l’estate, certamente giunta dal Nord-Africa quando ancora vi era continuità territoriale con Lampedusa. Numerose sono le specie di insetti per cui Lampedusa costituisce l’unica stazione italiana conosciuta (e talvolta anche europea), come nel caso di Odontura borrei, un ortottero di un colore verde brillante che si rinviene, oltre che a Lampedusa, in Tunisia ed Algeria, e di numerosi Coleotteri, tra cui Coccinella algerica, Campalita algerica, Exochomus nigripennis.
L’ovodeposizione della tartaruga marina
La spiaggia dell’isola dei Conigli è zona di ovodeposizione della tartaruga marina Caretta caretta, specie particolarmente protetta a livello internazionale perché minacciata d’estinzione a causa della crescente urbanizzazione delle coste. In Italia la nidificazione avviene regolarmente solo lungo la costa ionica della Calabria, in Sicilia e nelle isole Pelagie, ma sono sempre di più le regioni italiane che in questi ultimi anni hanno ospitato nidi di Caretta caretta(Sardegna, Basilicata, Campania, Toscana, Puglia, Lazio, Abruzzo). La spiaggia dei Conigli è uno tra i siti italiani di regolare nidificazione della tartaruga marina da più tempo oggetto di studio e monitoraggio e negli ultimi 27 anni ha ospitato da 1 a 7 nidi l’anno.
Nelle notti estive, tra giugno ed agosto, la tartaruga marina raggiunge la spiaggia dei Conigli e, dopo aver scavato una buca, vi depone circa 100 uova che ricopre con la sabbia. L’incubazione delle uova dura da 60 a 70 giorni circa; alla schiusa, che avviene generalmente di notte, i piccoli riemergono dalla sabbia e si dirigono subito verso il mare.
La nidificazione ed il successo riproduttivo di Caretta caretta sono minacciati da numerosi fattori naturali ed antropici: la predazione da parte dei ratti, dei gabbiani e dei cani randagi, l’affollamento della spiaggia e la balneazione, l’erosione costiera, le mareggiate. Anche i fenomeni erosivi nelle spiagge possono produrre effetti negativi sui nidi poiché alterano le caratteristiche granulometriche della sabbia.
Per garantire il mantenimento delle condizioni ambientali idonee l’ente gestore ha messo in atto alcune misure di tutela per eliminare o ridurre i fattori di minaccia, minimizzare gli impatti ambientali, garantire le massime condizioni di quiete durante le ore notturne: è stato istituito un presidio di sorveglianza per restituire la spiaggia alla Caretta caretta dal tramonto all’alba; il personale della Riserva provvede al monitoraggio dell’ovodeposizione, alla recinzione dei nidi e alla loro sorveglianza per tutta la durata dell’incubazione; la Spiaggia dei Conigli viene costantemente presidiata nel periodo estivo, con il supporto di numerosi volontari partecipanti ai campi di lavoro organizzati da Legambiente. Inoltre, un punto d’informazione e sensibilizzazione è attivo durante il giorno all’ingresso della zona A di Riserva, al fine di ottenere una fruizione rispettosa e compatibile con l’importanza naturalistica dei luoghi.
L’ambiente marino
I fondali e gli habitat costieri dell’arcipelago delle Pelagie sono tra i più belli e interessanti del Mediterraneo, perché caratterizzati da un’elevata varietà di forme e da un’accentuata ricchezza e diversità delle specie presenti. L’interesse biogeografico dell’ambiente marino di Lampedusa deriva ancora una volta dalla sua collocazione nel Mediterraneo, che ha determinato la mescolanza di faune diverse e l’ingresso di alcune specie tropicali, tra cui il pesce balestra e il vistoso scaro (Euscarus cretensis), un pesce tipico delle scogliere coralline dei mari tropicali, molto comune sulle coste africane ma raro sulle coste italiane.
Lo specchio d’acqua antistante la Spiaggia dei Conigli, ricadente nella zona A dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie”, è caratterizzato da fondi sabbiosi e rocciosi, comprendenti diversi habitat e specie di interesse comunitario o in pericolo di estinzione. Lungo tutta la costa, nella zona di marea, sono presenti i trottoir a vermeti, caratteristiche piattaforme formate dalla crescita di conchiglie di Dendropoma petraeum e cementate tra loro da alghe rosse calcaree. La zona litorale è interessata dalla prateria di Posidonia oceanica, che svolge un’importante funzione ecologica ed ospita una grande quantità di organismi vegetali e animali. Appena sotto la superficie del mare cresce rigoglioso il madreporario Astroides calycularis, con numerosi individui rosso-arancione aggregati strettamente fino a formare una spettacolare cintura continua. Inoltre si osservano biocenosi e specie di grande interesse, come le formazioni algali a Cystoseira, i prati di Cymodocea nodosa, i madreporari Balanophillia europea e Clacodora caespitosa, l’ormai raro bivalve Pinna nobilis, la Caulerpa racemosa, un’alga immigrata dal Mar Rosso, e il Percnon gibbesi, un granchio dal vivace colore rosso-arancione. Incontri emozionanti riserva anche la variopinta fauna ittica presente nei litorali prospicienti l’area protetta, dove sono facilmente osservabili 40 differenti specie, tra cui saraghi, orate, murene, ricciole, occhiate, nonché la cernia bruna lungo la fascia costiera dell’Isola dei Conigli.
Il comprensorio
Le aree interne dell’isola mostrano gli aspetti dell’antico paesaggio agrario: i muretti in pietra a secco che delimitano i coltivi ed alcuni dammusi, costruzioni rurali realizzate in pietra secondo la tipologia tradizionale, e di cui Case Teresa, nei pressi del vallone della Forbice, costituisce l’espressione più rappresentativa. In paese è d’obbligo la passeggiata al porto vecchio, costeggiando cala Palme, dove ferve la vita marinara e risiedono gli stabilimenti per la tipica lavorazione e conservazione del pesce azzurro. Tra i siti di maggiore interesse archeologico, sono osservabili dall’esterno la fabbrica di salagione del pesce in località Castello, di età romana, i depositi del periodo preistorico a capo Grecale ed una necropoli ipogeica nel centro abitato. Di recente inaugurazione il Museo Archeologico delle Pelagie e la mostra “Verso il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo”, un luogo nel quale il passato si fonde con la storia più recente: nel museo infatti, dove sono esposti numerosi reperti archeologici e immagini delle bellezze naturali dell’isola, si trovano anche molti reperti appartenuti alle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 (fotografie, lettere, documenti, oggetti personali) e nell’ambito della mostra sono state inoltre ospitate diverse opere provenienti da altri noti musei (Uffizi, Bardo di Tunisi, ecc…).